Il figlio maschio

da | Nov 10, 2024 | Genitori e figli | 0 commenti

Un padre e un figlio sorridenti seduti insieme su una panchina in un parco tranquillo e soleggiato, simbolo di una relazione di affetto e connessione.

Un momento speciale tra padre e figlio, in un luogo sereno dove nascono emozioni e connessioni profonde.

Se hai un figlio maschio, hai una grande responsabilità: aiutarlo a costruire un mondo interiore forte, fatto di parole, emozioni, pensieri e significati.
E’ una strada complessa, soprattutto in una società che ha ancora oggi una tendenza a spingere i maschi a nascondere ciò che sentono, a non mostrare debolezze e a portare addosso il peso di stereotipi duri a morire.
Insegnagli a sentire, ad ascoltare il suo cuore e il suo corpo, a distinguere una sensazione fisica da un’emozione, a capire se la tensione che sente è rabbia o paura.

Chiedigli come sta, con dolcezza, senza aspettarti che risponda subito. E quando te lo dice, spiegagli come sta, aiutalo a comprendere il linguaggio emotivo, a tradurre in parole quello che sente, perché solo così potrà affrontarlo e condividerlo con gli altri.

Non urlare. Non picchiare. Non una volta, mai. La tua stanchezza non può essere una scusa. Gli errori e le frustrazioni che provengono dalle sfide che affronti ogni giorno, anche quelle, non devono diventare scuse per rilasciare rabbia.
La scienza ci avverte che la violenza fisica o verbale ha un impatto devastante sulla crescita emotiva dei bambini: secondo l’American Academy of Pediatrics, le punizioni corporali non solo non migliorano il comportamento dei bambini, ma aumentano i livelli di aggressività e riducono la loro capacità di autoregolarsi. È fondamentale, allora, comprendere che dietro ogni “no” o “capriccio” potrebbe nascondersi una richiesta di attenzione, di ascolto, di rassicurazione.

Il coraggio di investigare su se stessi
Penso che essere genitori significhi anche essere onesti con se stessi. Significhi indagare prima di tutto la propria rabbia, scendere in profondità nel proprio dolore e stanchezza. Forse, dietro il tuo esaurimento c’è la paura di non essere un buon genitore, la frustrazione di sentirsi giudicati, la solitudine che affligge chi si prende cura degli altri senza avere spazio per se stesso. Ma anche in questo, non puoi nasconderti dietro uno scudo di ignoranza o rassegnazione.

Impara ad aiutarti, a fare i conti con le tue emozioni, perché solo così sarai un modello per tuo figlio. Quando lo ascolti, quando gli insegni che può esprimere ciò che prova senza paura di essere deriso o sminuito, stai facendo qualcosa di più grande: gli stai dando gli strumenti per vivere una vita piena, autentica, libera da maschere.

Insegnagli che accettare un “no” è fondamentale
Il “no” è parte della vita e della crescita, non una negazione del valore. Dire di no, accettare il no altrui, è un atto di forza interiore. Molti studi psicologici hanno dimostrato che insegnare ai bambini a tollerare le frustrazioni li aiuta a sviluppare resilienza, capacità di adattamento e una maggiore sicurezza in se stessi. Permettere a tuo figlio di sperimentare il rifiuto, senza soccombere alla tentazione di salvarlo sempre, lo aiuterà a capire che può essere accettato e amato anche quando le cose non vanno come vuole.

Abbraccialo, parlagli dei suoi successi e insuccessi senza renderli una questione di valore personale, ma piuttosto una tappa del suo percorso. La sua autostima non deve dipendere dal tuo giudizio, bensì dal riconoscimento di chi è realmente. Come genitore, penso che il tuo ruolo sia quello di coltivare una sicurezza interiore che non dipenda da come viene approvato dall’esterno.

Uno spazio per ascoltare i propri pensieri
Nel caos della vita moderna con tutte le responsabilità quotidiane, si rischia spesso di trasmettere ai figli, oltre al nostro stress e ansia, la sensazione che loro siano un’altra fonte di stress, piuttosto che un dono. Ma con un piccolo sforzo, puoi creare un angolo di quiete in cui sia tu che lui possiate ascoltare i vostri pensieri, anche quelli più oscuri, e farne qualcosa di bello.
Trasformare il dolore in una “bua” per non sommarne la sofferenza, la paura in fragilità per arrivare a far emergere il coraggio, la stanchezza in soddisfazione per focalizzarsi su quanto di buono si è fatto, aiuta a non lasciare irrisolto ciò che potrebbe ostacolare la crescita.

Il terapeuta e scrittore Alain de Botton dice che “i bambini imparano più dall’esempio che dalle parole. Se un padre è capace di mostrare i suoi limiti e le sue paure, senza vergogna, allora sta insegnando al figlio che la vulnerabilità non è una debolezza, ma una parte fondamentale dell’essere umano.” Questo implica una profonda trasformazione di sé, ma i benefici sono immensi.

L’appello a ogni genitore e ad ogni adulto responsabile
Non lasciate i figli in balia di una cultura che li vuole emotivamente distaccati.
Impegnati a dare risposte, a essere presente, a insegnare loro che la stanchezza, la paura, l’ignoranza e la solitudine non devono essere scuse per chiudersi, ma porte da aprire. La solitudine che spesso ti trovi a combattere come genitore è la stessa che senti come figlio, ma la tua presenza, il tuo ascolto, possono trasformare quel vuoto in uno spazio di incontro, di ascolto, dove tu e tuo figlio potete finalmente essere autentici.

Perché solo così, crescendo uomini capaci di ascoltare, di essere presenti, di esprimere ciò che sentono, possiamo dare vita a una società che non è fatta di scudi, ma di cuori che sanno accogliere.

Se desideri approfondire l’argomento della relazione con tuo figlio/a, visita la pagina dedicata al percorso su Vivere Pienamente qui. Insieme, possiamo creare uno spazio di ascolto e crescita, per aiutare te e tuo figlio a vivere ancora più pienamente.

Un enorme abbraccio di cuore e di forza vitale!

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